Sequenze d’amore
2003-2010
SEQUENZE D’AMORE
Da fotografo il nudo lo conosco bene per esperienza professionale: questa conoscenza mi è utile per verificare lo spessore artistico dell’immagine rappresentata. Il martellante flusso di immagini fotografiche, cinematografiche e televisive (per non parlare del web), ci ha abituato ad una estrema varietà di atteggiamenti e rappresentazioni molto più fantasiose ed esplicite. E qui bisogna fare una differenza molto importante tra la creazione di una immagine fotografica o una elaborata digitalmente ed una creata da un artista che usa i mezzi tradizionali dei colori e dei pennelli. La verità è che oggi dipingere un nudo originale ed espressivamente attraente a che abbia un valore artistico è molto difficile. I nudi di Barbara Antonelli sono una serie di fotogrammi di emozioni e di momenti di vita quotidiana nel quale il pittore si identifica con l’oggetto rappresentato in una latente sensazione di pacata osservazione. Non è qui importante il richiamo sessuale o sensuale che il nudo potrebbe farci presupporre, ma l’interesse per una composizione misurata che lasci a chi guarda il tempo di configurarsi una emozione positiva della realtà fantastica. A tal scopo la tecnica trova la sua migliore realizzazione nel prendere dettagli racchiusi nello spazio dipinto che sconfinano dal perimetro della tela per espandersi al di là della tela dipinta.
Firenze 2003
Maurizio Ghiglia
Barbara ha dipinto molti ritratti di se stessa con vera maestria, cercando di comunicare i suoi sentimenti che, come un gioco di specchi, corre verso il suo io più profondo.
Non si cura di rappresentare una donna nuda ma pensa solo a mostrare la parte nascosta della propria identità. Che il risultato sia esteticamente valido è certamente importante ma non si compiace di essere bella e attraente…cerca qualcosa di più universale: un linguaggio nuovo che la distingua dagli altri artisti che seguono la sua stessa ricerca e sicuramente ci riesce!
Firenze 2010
Maurizio Ghiglia
L’INDAGATRICE DELL’ANIMA
Interessante mostra di pittura quella di Barbara Antonelli, in corso presso la Galleria SIPAM di Viale Carducci. Interessante tanto da giustificare il superamento dei limiti imposti da un’informazione locale, poiché i caratteri salienti dell’opera dell’artista cesenate sono caratterizzati da una evidente ricerca stilistica e di linguaggio. Pare scontato per la maggior parte degli artisti, ma così non è. Il Manierismo, il vezzo di affezionarsi ad un’unica modalità espressiva e portarla avanti nel tempo, stancamente, sono una costante in moltissimi pittori. Posso affermare con certezza che la preziosità di Barbara Antonelli – artista che conosco dal 2003 in occasione di una mia presentazione ad una sua esposizione in quel di Faenza – appare come evidenza inconfutabile nella sua ricerca che ha posto in atto. Per tappe. I suoi primi esordi, che risalgono agli anni ’80, rivelano da subito la sua dimestichezza iconografica oltre che esecutiva, ma con una peculiarità che manterrà distinta nella sua ricerca: l’avvicinarsi al soggetto oltre l’usuale, quasi a carpirne intimi caratteri che in genere vengono sottaciuti. L’Antonelli, oserei affermare, è la pittrice del particolare, indagatrice non nella forma, ma nel contenuto. Famose sono le sue scansioni in primo piano del mondo vegetale: piante ornamentali che nella sua pittura diventano intrigati motivi naturali in cui l’osservatore sembra rimanere imprigionato dal groviglio di foglie e rami esaltati oltre modo. Alberto Sughi, parlando dell’opera di Antonelli così si espresse: “… lo sguardo di Barbara potrebbe sembrare quello del naturalista attento ad inventariare con estrema precisione le forme delle piante… “. Ma poi venne il periodo dei nudi. Autobiografici. Il taglio fotografico degli stessi è palese: all’artista non interessa la postura o l’ornato di un corpo, ma l’attimo del muoversi, tanto che quest’attimo, lasciato allo sguardo inseguitore, è messo a fuoco solo per una parte dell’anatomia, tagliando fuori campo visivo il non essenziale al racconto. […]
Narrazione sferzante per i suoi tagli visivi, sensuale e sintetica per la sua impronta iconografica, poetica al contempo, per lo spessore dei contenuti. L’opera “Un giorno d’estate” del 2004/2007 è testimonianza della piena maturità espressiva e stilistica della pittrice. Difficile a trovarsi in altre esperienze pittoriche legate ad artisti che passano dal concettuale ad un realismo privo di conoscenza dell’anatomia: l’Antonelli possiede la nozione anatomica; la tratta con confidenza tale da potersi permettere una narrazione a trecentosessanta gradi, senza timori esecutivi […] Oserei dire, a proposito di quest’ultimo punto, che l’Antonelli non ha nulla da invidiare a Lucien Freud, famoso per i suoi nudi e i suoi incarnati. Colore e postura identificano l’indagine psicologica, autobiografica, che l’artista dà di se stessa. Campo visivo, taglio dell’immagine, scansioni in primo piano… terminologia legata alla fotografia e, molto probabilmente, sull’artista appare grande l’influenza del suo compagno, docente di fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Bari. E’ lecito pensare che sia il matrimonio tra esperienze visive diverse a rendere particolare l’arte di Barbara Antonelli.
Dalla VOCE di Romagna del 24 giugno 2010
Antonio Dal Muto